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  • Giulia Guerrato e Luca Nucera

Da Recalcati alla Gruber passando (quasi) per Augias: un pomeriggio a Pordenonelegge


Pordenonelegge: basta questo per capire di cosa stiamo parlando. Quattro giorni fitti di incontri, conferenze, selfies con gli autori. Noi ci siamo andati sabato 17, armati di pazienza e molta curiosità.


Ore 15.00 Massimo Recalcati tiene l'elogio della lettura: quale miglior modo di cominciare questo pomeriggio a Pordenonelegge, se non elogiando ciò che costituisce il principio ed il fine stessi di questa manifestazione? Lettura che esige tempo, fatica e solitudine. Lettura che esige una rilettura come senso della lettura, continua Recalcati, parlando - ad un pubblico sì vario (lo studente, l'insegnante, il genitore, il curioso...), ma ugualmente incantato - dei libri della sua vita. Perché alcuni libri - come gli amori - sono incontri che modificano lo sguardo sul mondo. Non a caso Recalcati annovera tra i libri della sua vita - incontrati in tenera età - anche i poemi epici (l'Odissea, soprattutto): la poesia implica come condizione di fondo la catastrofe del linguaggio. Ogni parola poetica è carica (o, meglio, sovraccarica) di significato, così da sconvolgere il codice già costituito della lingua. I libri della tua vita sono quelli che ti fanno sentire letto mentre li leggi. Quale più bella dichiarazione d'amore?


Ore 16.00

Teatro Verdi. Quaranta minuti di coda per ottenere un biglietto che garantisse l'accesso alla conferenza tenuta da Corrado Augias. Esito: Augias dentro a parlare, noi con le porte del teatro sbattute in faccia - posti esauriti.


Ore 19:00 Riecco Massimo Recalcati: gioca in casa, questa volta, con un intervento su Lacan, isteria, ossessione e paranoia. Grande spettacolo davanti ad un nutrito pubblico, a cui riesce anche a strappare più di qualche sorriso. Nell'ambito che più gli è proprio dà prova non solo di grande erudizione, ma anche di disinvolta capacità di spiegare facilmente argomenti difficili, da vero professore. E ci lascia con un dubbio: siamo anche noi un po' isterici, ossessivi e paranoici?


Ore 21.30

Viene accolta da un applauso non appena compare con quel suo vertiginoso tacco sul quale cammina con invidiabile naturalezza. La tensostruttura non riesce ad ospitare tutti i curiosi, sicché in molti si sono accalcati ai lati per poter vedere e ascoltare il volto e la voce familiari di questa piccola donna che ogni sera alle 20.30 fa il punto delle notizie su La7. Stiamo ovviamente parlando di Lilli Gruber. Il suo ultimo libro "Prigionieri dell'Islam" è il punto di partenza per parlare dell'attualità: l'Islam, il jihad e il rapporto tra noi e loro. Mentre lei parla, tra la folla in molti annuiscono, altrettanti commentano ma tutti ascoltano consapevoli di ascoltare una dei pochissimi conoscitori dell'argomento. Fa quello che dovrebbe fare ogni bravo giornalista: informa e sfata falsi miti. Ma soprattutto propone soluzioni - legittimamente non condivisibili. Parla di esperienze personali, di incontri-scontri che ha avuto, della propria e breve carriera politica. E poi, al solito, rompe gli schemi, spiazzando anche gli organizzatori e chiedendo al pubblico di intervenire. Per poi, ovviamente, dedicarsi al bagno di folla, agli autografi e ai selfies (non permessi dagli organizzatori).

Pordenonelegge in un'immagine è la penna tra le mani di Lilli Gruber, elegantemente agitata in aria, a disegnare - come una bacchetta magica - invisibili volute. La penna che nobilita la mano che la tiene, quasi a conferirle un potere speciale, una grazia unica. La penna che mi ha ipnotizzata mentre ascoltavo le parole della Gruber, di cui quella stessa penna sarà stata compagna di tanti viaggi, idee, appunti. La penna simbolo di uno sguardo critico sul mondo, sempre pronta a descriverlo, senza mai lasciarsi sfuggire nulla.

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