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  • Immagine del redattoreLuca Nucera

Palmira è caduta


Anche la città di Palmira, sito patrimonio mondiale, è caduta nelle mani dei terroristi dello Stato Islamico: dopo dure giornate di scontri con le forze di Assad, i miliziani hanno avuto ancora una volta la meglio, conquistando l'intera città. Dopo la fuga dei soldati del regime siriano, l'aviazione militare ha lanciato un pesante bombardamento: le condizioni del sito archeologico sono sconosciute. La popolazione civile è stata oggetto della barbarie dei terroristi: dopo una campagna porta a porta, i miliziani hanno decapitato decine di civili pubblicando online le foto delle loro bestiali imprese.


L'UNESCO ha lanciato l'allarme: "Sappiamo che ci sono state distruzioni e alcune colonne sono crollate. Abbiamo visto il saccheggio del museo di Mosul...Palmira è un gioiello, la Venezia di sabbia, come dicono gli esperti", dice la direttrice dell'organismo, Bokova.


Palmira fu uno dei principali centri culturali del mondo antico: le architetture risaltano la posizione strategica di incontro tra le varie civiltà, unendo magicamente stili greco-romano alle tradizioni persiane e locali. La collocazione, inoltre, la rende una "porta d'accesso" all'Iraq.


Risuona adesso la proposta avanzata nei giorni scorsi da Vittorio Sgarbi in difesa dei siti storici di valore inestimabile. Lo storico dell'arte aveva chiesto più volte di schierare le truppe ONU a protezione dei reperti archeologici: "Invece di metter fasce a lutto occorre chiedere una convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per schierare l’esercito a difesa dei luoghi tutelati dall’Unesco. Io vent’anni fa, da Sottosegretario, durante la guerra nei Balcani, ottenni il dispiegamento dei militari a tutela dei monasteri del Kosovo. Insieme a Cossiga andai personalmente in Kosovo. Lo cito non per vanagloria, ma per ricordare che è possibile utilizzare l’esercito per tutelare siti come Palmyra in Siria o Leptis Magna in Libia"


Ma a cadere nelle mani dei terroristi non è stata solamente la città di Palmira. Contemporanemante, sul fronte mediterraneo, anche a Nufaliya (poco distante da Sirte) e a Leithi (un quartiere di Bengasi) lo Stato Islamico si è imposto sulle forze legittime - o più legittime.


A Nufaliya ad essere messa in fuga è stata una delle brigate più potenti dell'autorità legata a Tripoli: le immagini della rotta sono state subito utilizzate dalla propaganda del califfato, mentre a Sirte è stata organizzata una parata militare per celebrare la vittoria.


Da Bengasi, invece, le notizie sono ancora più gravi: i terroristi, oltre a respingere l'attacco delle migliori forze libiche e a riuscire a mantenere le posizioni, hanno scatenato un controattacco in una regione confinante, provocando una sconfitta senza precedenti per le forze libiche.


Numerosi analisti internazionali richiamano l'attenzione sulla Libia: le condizioni in cui versa attualmente sono molto simili a quelle dell'Iraq di un anno fa nel quale si è insediato il califfato. Lo Stato Islamico si sta infiltrando in un corpo in putrefazione (il traballante e diviso stato libico) per creare un avamposto stabile sulle coste libiche: ad un passo dai nostri confini.

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