Crisi diplomatica tra Turchia e Santa Sede
- Luca Nucera
- 14 apr 2015
- Tempo di lettura: 2 min

"Non ripeta questo errore". Con queste parole dure, il presidente della Turchia, Erdogan, ha condannato le parole del Pontefice Bergoglio sul genocidio perpetrato dai turchi a danno della popolazione armena cento anni fa.
Le parole pronunciate da Erdogan contro il Papa ("Avverto il Papa di non ripetere questo errore, e lo condanno. Quando dirigenti politici o religiosi assumono il compito degli storici, ne deriva delirio, non fatti. Le sue parole mostrano una mentalità diversa da quella di un leader religioso: pensavo che fosse un politico diverso"), che sono state pesantemente criticate dal nostro ministro degli Esteri Gentiloni, hanno gelato i rapporti diplomatici tra Turchia e Vaticano: secondo alcune fonti, l'ambasciatore turco presso il Vatino potrebbe non fare ritorno prima del 7 giugno, data delle elezioni politiche turche. L'ambasciatore Mehmet Pacaci era stato richiamato ad Ankara per consultazioni dopo le parole del Papa.
LE PAROLE DEL PAPA
Il contrasto è nato domenica: all'inizio della messa, il Pontefice stava parlando delle violenze contro i cristiani ed ha fatto riferimento al genocidio degli armeni, definendolo appunto "il primo genocidio del XX secolo". Il governo turco ha fatto subito sapere di essere "profondamente deluso e dispiaciuto" per le parole di Bergoglio.
LA STORIA
Il massacro degli armeni, che ha causato il gelo nei rapporti tra Santa Sede e Turchia, fu messo in atto dal governo turco nel 1915 a danno della popolazione armena, accusata di essersi alleata con la Russia. I primi arresti avvennero alla fine dell'Aprile 1915; in un solo mese oltre mille intellettuali, politici, giornalisti e scrittori furono arrestati e deportati in Anatolia e massacrati durante il viaggio. Le marce della morte coinvolsero oltre 1 milione e 200 mila persone, molte delle quali non sopravvissero alla deportazione: fame, malattia e sfinimento fecero piazza pulita dei più deboli. I Giovani Turchi, autori del massacro, per compiere questo genocidio si allearono con le milizie curde.
Non ci sono dati certi che documentino la portata del genocidio, ma gli storici comunemente ritengono che a perdere la vita furono circa un milione e mezzo di persone.
Il riconoscimento del genocidio armeno è ancora un tema scottante, sul quale si scontrano ancora duramente l'Unione Europea e la Turchia proprio per la questione della sua annessione all'Unione.
Dopo questa ennesima dimostrazione di arroganza e violenza della Turchia è palese ed inconfutabile che questo Stato, erroneamente definito "moderno", con l'Europa non c'entri nulla: differente cultura, differenti principi su cui si fonda, differenti interessi e, soprattutto, legami troppo stretti con quelle forze violente di cui l'Europa sta cercando di limitare la forza. Principale sponsor politico dei Fratelli Musulmani (quelli che hanno poratto ne lc aos l'Egitto, la Siria e la Libia), la Turchia è ormai palesemente legata anche ai terroristi dello Stato Islamico, che non potrebbero sopravvivere senza la collaborazione economica, logistica, militare e petrolifera dei turchi.
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