Yemen nel caos
- Luca Nucera
- 29 mar 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Per la prima volta dopo quasi un ventennio, gli occhi del mondo si stanno lentamente concentrando sullo Yemen e su quanto sta avvenendo in questo Paese le cui rivalità interne sono state troppo spesso lasciate in secondo piano.
COSA È SUCCESSO NEGLI ULTIMI DIECI ANNI
Gli Houthi, movimento sciita ritenuto il più vicino al sunnismo, nascono negli anni '90 nel nord ovest dello Yemen. Dopo circa 10 anni di attivismo religioso, passano all'attivismo politico schierandosi contro il governo di Saleh, regime assolutista che fino al 1990 ha governato nel nord del Paese (mentre il sud era governato dal regime comunista della Repubblica Popolare dello Yemen). Nel maggio del 1990 è avvenuta l'unificazione dei due Stati: dopo questo passaggio, il Paese è stato governato ancora da Saleh, contro il quale gli Houthi hanno continuato a lottare. A contrastare questa guerriglia interna, si innesta anche la presenza dell'Arabia Saudita, sponsor dei sunniti yemeniti in un'ottica di braccio di ferro contro il regime di Teheran nel quale lo Yemen rappresenta solamente un piccolo tassello. Nel 2012, sull'onda delle cosiddette "primavere arabe", viene deposto il presidente Saleh: al suo posto viene instaurato un governo gradito ai Paesi del Golfo e all'Occidente, guidato dallo sconosciuto Abd Rabdu Mansour Hadi. In questo quadro di instabilità, i miliziani sciiti acquistano sempre più potere militare attirando su di sé l'inimicizia dei principali governi medio-orientali e di Al-Qaeda che, negli ultimi anni, ha compiuto numerosi attentati terroristici a danno delle milizie sciite. Nel settembre 2014 gli Houthi occupano la capitale Sanaa.
CHI COMBATTE CHI
Lo scontro principale si sta svolgendo tra le forze leali al Presidente dello Yemen, Abdrabbuh Mansour Hadi, e i miliziani Houthi.
A complicare questo quadro, si aggiungono però i membri del califfato, che hanno messo a punto una serie di attentati nella capitale dello Yemen, Sanaa.
Gli Houthi sono una setta tutt'altro che pacifica: il loro motto si riassume in un semplice "Dio è grande, morte all'America, morte ad Israele, dannazione per gli ebrei e vittoria per l'islam".
COSA STA AVVENENDO
Quanto sta avvenendo nello Yemen non è solamente lo scontro tra due forze politiche differenti: è, come già detto, un piccolo tassello di un conflitto molto più ampio che interessa il mondo musulmano da oltre 1350 anni ovvero di quell'interminabile guerra tra sunnismo (l'orientamento maggioritario dell'Islam) e sciismo (la minoranza più numerosa). Per questo motivo a controbilanciare il supporto iraniano alla causa degli Houthi si sono inseriti l'Arabia Saudita e i maggiori Paesi sunniti: da una settimana ormai una coalizione guidata dalla Lega Araba ha cominciato a bombardare le postazioni Houthi nello Yemen. La sola Arabia Saudita ha messo in campo 100 aerei e ben 150 mila soldati oltre a diverse unità navali di supporto, mentre Egitto, Marocco, Giordania, Sudan, Pakistan, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Bahrein si stanno ancora organizzando dopo il vertice di sabato.
IL VERTICE
Tenutosi ieri a Sharm el-Sheikh, al vertice della Lega Araba il re saudita Salman bin Abdulaziz, il presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi e quello egiziano al-Sisi hanno ribadito che l'operazione "Tempesta risolutiva" andrà avanti fino alla sconfitta dei ribelli sciiti e alla restaurazione della pace nel Paese; mentre secondo alcuni esperti militari questa operazione potrebbe protrarsi per oltre sei mesi.
L'ONU
Fino ad ora gli unici sforzi per trovare una soluzione in via diplomatica provengono dai diplomatici dell'ONU. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha dichiarato ieri al summit della Lega Araba: "I negoziati, facilitati dall'inviato speciale Jamal Benomar e sostenuti dal Consiglio di sicurezza, restano l'unica chance per evitare un lungo e prolungato conflitto in Yemen".
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