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Addio a Nimrud

  • Immagine del redattore: Luca Nucera
    Luca Nucera
  • 8 mar 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

È stato del tutto inutile: ancora una volta hanno dato prova della loro bestialità, della loro ignoranza, della loro disumanità. Non ho davvero più parole, non so davvero più cosa dire di fronte all'ennesimo sfregio di siti di inestimabile valore da parte delle bestie dello Stato Islamico. Non contenti di assoggettare migliaia e migliaia di persone alla Shari'a, distruggono siti storici dichiarati Patrimonio dell'Umanità: quasi fosse un passatempo, uno sfizio. In nome di Allah, distruggono le vestigia delle culture infedeli, e non importa se esse rappresentano la nostra Storia, la loro Storia. Non c'è un briciolo di ragione, un briciolo di intelletto. Davanti a queste azioni, la comunità internazionale reagisce dicendo che "distruggere resti storici è un crimine di guerra". Ma bravi: come se al Califfato interessasse dei crimini di guerra. Come se capissero cosa intendiamo.


Nimrud e Hatra sono solo gli ultimi due casi documentati di tale scempi. Non sappiamo realmente quanti altri simili siano avvenuti. Ma ogni volta, in me, un poco di fiducia nei confronti dell'Umanità svanisce: sto perdendo la speranza nell'Uomo. "Non è angelo o bestia, ma angelo e bestia". Fa male, ogni volta: un pezzo del nostro passato comune non potrà essere trasmesso ai posteri. Ma non è solo questo a addolorare, quanto piuttosto il non essere riusciti a portare a termine quella missione che le stesse popolazioni di oltre 2300 anni fa ci hanno assegnato: proteggere il ricordo della loro esistenza, proteggere il messaggio che ci hanno voluto trasmettere: "Noi siamo esistiti. Non dimenticateci". Non siamo riusciti ad assicurare al futuro quanto ci era stato affidato: abbiamo fallito, tutti noi.


Di una cosa sono certo: non vi sarà alcun Paradiso per chi compie queste barbarie.

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