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I segreti dell'ISIS

  • Immagine del redattore: Luca Nucera
    Luca Nucera
  • 6 feb 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

Agisce con stupefacente disumanità, costringendo la popolazione a rispettare una legge islamica sempre più restrittiva e massacrando chiunque si sospetti non sia un buon musulmano. (E cioè chiunque si permetta di pensare con la propria testa). Per non parlare, poi, dei video che mostrano la morte di ostaggi occidentali. Ma cos'è l'ISIS? Con che soldi compra le armi? Dove rifornisce gli arsenali? Che territorio ha occupato? A quanto ammonta il suo patrimonio? Chi è Al Baghdadi? Qual è il suo obiettivo? A tutte queste domande proviamo a dare una risposta.


Partiamo dall'ultima domanda. Qual è l'obiettivo dello Stato Islamico? Cominciamo col dire che non mira alla costruzione di uno Stato: questo perchè non riconosce alcuna comunità internazionale. È una sorta di una nuova generazione di Al Qaeda: ha capito di non commettere lo stesso errore dell'organizzazione fondata da Bin Laden, e cioè quella di insediarsi in un territorio in cui esisteva già uno Stato. Infatti, a differenza di Al Qaeda, il califfato si è sviluppato all'interno di due corpi in putrefazione, l'Iraq e la Siria. L'organizzazione territoriale serve solamente a dimostrare la plausibilità del progetto del califfato. In questo modo può agire direttamente sul territorio, senza intermediari - uno Stato.


Noi occidentali continuiamo ad identificare il califfato con il nome di "ISIS" (Islamic State of Iraq and Syria): in realtà questa denominazione è ufficialmente sbagliata. Dal 29 giugno 2014, con la creazione del califfato, il titolo corretto èStato Islamico, il cui leader è Abu Bakr Al-Baghdadi. Questo Stato si estende su una superfice di 35mila chilometri quadrati, gestendo la vita di oltre 6 milioni di persone. Le conquiste che hanno portato alla rapida diffusione del califfato sono dovute, in realtà, a mesi di operazioni militari lungo il Tigri e l'Eufrate, come dimostrano queste duemappe interattive del New York Times.


Le vittorie dello Stato Islamico dimostrano il fallimento del debole esercito iracheno, male armato e poco fedele a Baghdad. I miliziani tagliagola, secondo un'inchiesta del The Washington Post, acquistano le armi e i rifornimenti in una città turca al confine con la Siria: Reyhanli. Fa tremare un bel po' sapere che il centro commerciale del califfato si trova in un Paese interessato ad entrare nell'Unione Europea; ma fanno ancora più tremare le stime relative ai capitali in possesso dello Stato Islamico. Le stime più magre parlano di oltre 2 miliardi di dollari nelle casse dell'IS. Per non parlare degli incassi giornalieri che girano attorno ai 3 milioni di dollari grazie solo alla vendita del petrolio. Se facciamo un confronto con altre organizzazioni terroristiche, vediamo come il patrimonio dei talebani sia di circa 560 milioni; quello di Hezbollah di circa 500 milioni e così via fino a Hamas che possiede 70 milioni di dollari (briciole, in confronto al califfato). Dalle stesse stime riusciamo anche ad immaginare come si suddivida questo patrimonio inimmaginabile: il petrolio rimane la fonte principale di reddito, seguito da 430 milioni rubati dalle banche presenti nei territori conquistati, 96 milioni dal riciclaggio del denaro, 36 milioni dal commercio di beni storici e culturali (ci ricordiamo in che zona si trova lo Stato Islamico?) e altri 343 milioni da attività ancora da chiarire. Ma le spese ingenti a cui il califfato deve far fronte fanno pensare anche ad ulteriori fonti di finanziamento: le elite sunnite locali di Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e altri Stati del Golfo pare abbiano versato e continuino a versare svaritati milioni nelle casse di quest'organizzazione terroristica. Altre donazioni, invece, arrivano dal confine turco-siriano. (E di nuovo torna in gioco, e non con chiarezze, la Turchia).


Ma le vittorie dell'IS dipendono soprattutto dai suoi miliziani: sono oltre 80mila i combattenti che hanno aderito alla causa. Numeri da capogiro, soprattutto se consideriamo che solo nel 2012 le fila del califfato erano di solamente mille unità. Dall'Europa sono oltre 3mila gli uomini partiti per combattere di fianco allo Stato Islamico. La popolazione locale, poi, costretta ad una leva obbligatoria, è controllata con la forza da uomini armati: questo video mostra una donna che passeggia nella capitale Raqqa. La donna ha rischiato la vita per documentare quella drammatica quotidinità imposta da Al Baghdadi.


Chiariamo allora chi è Al Baghdadi: nato nel 1971, si laureò in studi islamici. Visse alcuni anni in Afghanistan, poi tornò in Iraq dove fu rinchiuso a Camp Bucca, nel sud dell'Iraq. Rilasciato nel 2009, attualmente la taglia posta sulla sua testa è di 10 milioni di dollari. Proprio in carcere strinse i primi legami con Al Qaeda, e nel 2010 assume la guida dell'ISI, lo Stato Islamico dell'Iraq. Il Post Internazionale ha compilato una biografia abbastanza curata del leader dell'ISIS, a cui vi rimando.


Questi sono solamente alcune delle caratteristiche dello Stato Islamico, tra le quali a far gelare il sangue ci pensa il patrimonio di cui sono indebitamente entrati in possesso.


Ho volontariamente deciso di non soffermarmi sulle esecuzioni, sui processi sommari e sulle barbarie che i miliziani dello Stato Islamico perpetuano quotidianamente a danno della popolazione locale. Ma è giusto sapere anche come funziona un'organizzazione terroristica di questo tipo, è giusto capire quanto potente è e quanto i governi occidentali la stanno sottovalutando. Un errore che, purtroppo, abbiamo già cominciato a pagare.

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