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Wake up!

  • Immagine del redattore: Luca Nucera
    Luca Nucera
  • 24 ott 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Alla fine ci sono riusciti: il primo attentato filoislamico in territorio Occidentale è stato messo a segno. Premeditato, certamente, ma riuscito soprattutto grazie all'infallibile opera di sensibilizzazione e di reclutamento esercitata dall'organizzazione terroristica tramite il suo braccio informatico, che twitta e condivide instancabilmente e quotidianamente tutto ciò che accade nei territori sottoposti alla dura legge dello Stato Islamico. Sempre tramite Internet l'ISIS fomenta i "lupi solitari", terroristi "fai-da-te" pronti a sacrificarsi pur di portare a termine il proprio obiettivo. Esattamente quanto successo l'altro ieri a Ottawa, in Canada.


Che la paura di tali attentati sia tanta è dimostrato dalla reazione degli Stati Uniti d'America, che hanno immediatamente alzato in volo numerosi caccia in grado di perlustrare lo spazio aereo statunitense per sventare altre potenziali azioni di questo genere.


La colpa del Canada, agli occhi dei terroristi, è di aver iniziato a collaborare con gli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico (IS) tramite i bombardamenti in Iraq e Siria. Insomma, la colpa del Canada è quella di difendersi e difendere la libertà propria o altrui cercando di fermare l'avanzata del califfato: di mettere un argine ad uno Stato basato sul terrore, sulla paura, sulla violenza.


Ma a spaventare di più gli Stati occidentali è sapere che questi "lupi solitari" non sono affatto pochi: pronti a morire per il califfo, popolano le maggiori città europee e americane, sembrano persone del tutto normali e ben lontane da quel mondo che porta distruzione e morte. Insomma, il califfo è riuscito dove il padre Bin Laden aveva fallito: utilizzare la rete per creare centinaia di cellule pronte a dare il loro contributo alla lotta comune. Non basteranno nè i raid aerei nè le censure di Facebook o Twitter o YouTube. Ora è giunto il momento che l'Occidente si svegli davvero, non solamente a parole, e che collabori con gli Stati Uniti nella lotta al terrore. Non possiamo più permetterci di lavarci le mani: a rischio non è solamente la sicurezza nazionale, a rischio è l'intero stile di vita a cui siamo abituati.


Per questo motivo servono misure forti: gli stessi che ho elencato in un altro articolo e che non mi stancherò mai di ripetere.

1: Censire i luoghi di culto, autorizzadone o meno la presenza.

2: Espellere residenti o non (non cittadini) sospettati di essere affiliati all'ISIS.

3: Ritiro a tempo indeterminato del passaporto ai cittadini italiani legati al terrorismo internazionale, nei casi più pericolosi anche della cittadinanza. Obbligo di firma presso una stazione dei Carabinieri nel territorio nazionale.

4: Obbligo di comunicare al Ministero degli Esteri qualsiasi viaggio nei Paesi in cui è accertata la presenza di terroristi. Chiunque non informi il Ministero di uno spostamento in questi Paesi dev'essere indagato per terrorismo e sottoposto a custodio cautelare fino a quando sarà certa l'innocenza.

5: Consentire misure straordinarie agli agenti di polizia durante i controlli ordinari e straordinari per la sicurezza nazionale.

6: Vietare il transito o il soggiorno di soggetti sospettati di essere affiliati al terrorismo.


Forse solamente attuando queste misure (auspicate anche da David Cameron) si riuscirà a mantenere il terrorismo fuori dall'Unione Europea. Evidentemente non c'è volontà politica di attuare tali misure. Forse "chi-di-dovere" ha paura. È lecito averne, ma non è lecito lasciarsi sopraffare.


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