Si salvi chi può
- Luca Nucera
- 24 ott 2014
- Tempo di lettura: 1 min

Nella nottata di oggi il vertice europeo formato da capi di Stato e di governo è giunto all'accordo: riduzione del 40% di emissioni di CO2 entro il 2030. Questo è il cuore del provvedimento, che si articola però anche in altri due punti cruciali: fissa al 27% il target per l'incremento della produzione energetica da fonti rinnovabili, mentre fissa sempre al 27% l'incremento di efficienza energetica. Il regolamento però lascia libertà di azione ai singoli Paesi, che possono decidere di scegliere un target più elevato.
Quest'intensa è molto ambiziosa, afferma Hollande, in quanto rende l'Europa l'esempio da seguire nel resto del mondo.
Gli Stati dell'Est europeo, fortemente dipendenti dal carbone e dunque ancora molto inquinanti, hanno ottenuto la clausola di revisione dei trattati: dopo il vertice sul clima del 2015 a Parigi, questi Paesi potranno rivedere gli obiettivi dell'accordo nel caso in cui non si raggiungesse un accordo a livello globale che coinvolga anche Cina e Stati Uniti. Insomma, si rischia un annacquamento degli accordi, anche se Van Rompuy rigetta questo pericolo, dichiarando che nessuno otterrà riduzioni.
Questo accordo europeo è di fondamentale importanza per la salvezza del nostro pianeta, in quanto potenzialmente può fungere da apripista per altri Stati che abbiano intenzione di seguire il modello: l'obiettivo di Parigi 2015 è proprio questo: coinvolgere il maggior numero di Paesi possibili, riportando il clima al vertice delle priorità internazionali.
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