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Il fallimento della ragione

  • Immagine del redattore: Luca Nucera
    Luca Nucera
  • 17 ott 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

"La ragazza è vittima due volte, prima del suo stupratore e poi di un sistema che non ha ascoltato i tanti appelli, a conferma che proprio sulla difesa dei diritti fondamentali che il dialogo tra i Paesi resta più difficile": così si è espressa il Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, quando è stata diffusa la notizia dell'impiccagione di Reyhaneh Jabbari, ragazza iraniana che, nel 2007, uccise l'uomo che stava tentando di stuprarla. Confessò immediatamente l'omicidio, sostenendo che si trattasse di legittima difesa. Già nel 2009 fu condannata a morteuna prima volta, e pochi mesi la condanna fu confermata dalla Corte Suprema. Ieri mattina la sentenza è stata eseguita: la procura di Teheran sostiene infatti che non fosse autodifesa bensì omicidio premeditato. Insomma, questa sentenza e quest'esecuzione sono l'espressione più diretta del totale fallimento della Ragione.


Ma il silenzio delle associazioni femministe su questa esecuzione, come il silenzio dei difensori dei diritti umani, fa ancora più scalpore. I governi Occidentali, che si riempiono la bocca di paroloni come "diritti dell'Uomo", avranno il coraggio di imporre sanzioni all'Iran? I governi Occidentali avranno la forza di imporre una moratoria sulla pena di morte? La risposta è no: sono troppo impegnati a salvare se stessi e le loro poltrone: la pena di morte è un argomento antiquato, appartenente troppo ad un passato dal quale i governi autodefinitisi "progressisti" vogliono allontanarsi.


A dover di cronaca, nel 2007 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato (99 voti favorevoli, 52 contrari, 33 astenuti) una risoluzione fortemente voluta dall'Italia che chiede la moratoria universale della pena di morte. Nonostante ciò, nel mondo attualmente sono 58 i Paesi che la continuano ad applicare sistematicamente, essendo prevista dal loro ordinamento. Sono invece 139 gli Stati che non la applicano (avendola abolita ufficialmente o de facto).


Al di là di questi dati, ciò che conta ora è che una donna, vittima di violenza, ha pagato con la vita il coraggio di reagire e di sostenere con forza la propria verità. Un esempio di coraggio e forza morale che avrebbe potuto smuovere il mondo. Non è successo, e così, "danzando con la febbre sulla forca", il caso di Reyhaneh Jabbari si aggiunge al lunghissimo elenco delle occasioni perdute.


Magari, di fronte alla prossima Reyhaneh Jabbari ci sveglieremo prima.

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