Una prova di democrazia?
- Luca Nucera
- 5 ott 2014
- Tempo di lettura: 2 min

Manganelli e spray al peperoncino: questa è la risposta della polizia alle richieste dei manifestanti che ormai da giorni occupano le strade di Hong Kong chiedendo libere elezioni. Hong Kong, colonia britannica, fu ceduta alla Repubblica popolare cinese il 1° luglio 1997 sotto lo statuto di regione amministrativa speciale, conservando le sue leggi e il suo alto grado di autonomia per almeno 50 anni. Ed è proprio questo ciò che gli abitanti di Hong Kong temono di perdere: l'occidentalizzazione dovuta a 52 anni di dominio britannico.
Nella notte appena trascorsa si sono verificati numerosi scontri tra la polizia e i manifestanti, che hanno annullato gli incontri ufficiali per dialogare con il governo. Infatti gli studenti accusano la polizia e il governo di aver ingaggiato anche delle organizzazioni mafiose per intimidire i manifestanti. Inoltre, definiscono insufficienti le misure adottate dal governo locale in difesa dei manifestanti pro-democrazia, attaccati invece da quelli filocinesi.
Il gruppo "Occupy Central with Love and Peace", guidato dal 17enne Joshua Wong, intanto incassa il supporto della cancelliera tedesca Merkel, che chiede che la libertà di parola di Hong Kong venga rispettata.
Ad opporsi agli studenti, però, non ci sono solamente i simpatizzanti cinesi, ma anche i residenti delle zone occupate: con le strade colme di persone, l'intero centro è bloccato, rendendo di fatto impossibile ogni spostamento (sia esso di lavoro o scolastico). Oggi un uomo ha minacciato di lanciarsi da un ponte cittadino nel caso gli studenti non si decidano a liberare le strade. La situazione quindi si sta scaldando sempre più, mentre i manifestanti cominciano a temere azioni più violente da parte della polizia.
Per ora, dall'Occidente, sono poche le voci che si sono levate al fianco dei manifestanti, come pochi sono i riflettori puntati su di loro. Che sia forse per paura del gigante cinese?
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