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L'America esiste nella tenacia dei sopravvissuti

  • Immagine del redattore: Luca Nucera
    Luca Nucera
  • 11 set 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Sono trascorsi già tredici anni da quell'11 Settembre 2001. In questi tredici anni il mondo è cambiato radicalmente. Alla guida della Casa Bianca c'è Obama, con le sue paure e le sue esitazioni. Ma oggi, nel discorso commemorativo, ha lanciato un segnale forte ai terroristi. "Li colpiremo ovunque. Li distruggeremo. Non c'è paradiso sicuro per chi minaccia l'America": è una netta e decisa dichiarazione di guerra. "Solamente l'America ha la capacità e la volontà di mobilitare il mondo contro il terrorismo. E gli americani hanno la responsabilità di esercitare questa leadership".


Obama sa bene che gli americani non hanno più intenzione di ricoprire il ruolo di "poliziotto": per questo più volte ha cercato di evitare il coinvolgimento di truppe statunitensi in nuovi conflitti. Anche adesso in Iraq cerca di salvare la faccia scandendo a chiare lettere che nessun soldato americano parteciperà ai combattimenti. Intanto, però, i militari statunitensi presenti sul suolo iracheno sono oltre 1600. E se da una parte cercherà di sconfiggere l'ISIS tramite i droni e gli aerei, dall'altra la popolazione americana ha sempre più paura. Il ricordo degli attentati che si commemorano oggi sono ancora molto forti nel tessuto sociale d'oltreoceano.


Obama pare sia più deciso ad utilizzare la forza ed ad un maggiore impegno americani in Medio Oriente.


Colpendo il World Trade Center, colpendo il Pentagono, hanno creduto di poter affondare gli Stati Uniti d'America. Illusi. Gli americani non affondano così: "l'America esiste nella tenacia dei suoi sopravvissuti" ha detto Obama. Ed è questo il punto forte degli Stati Uniti: la coesione, il coraggio. Perchè hanno risposto con forza e con coraggio, raccogliendo i resti delle torri gridando "Iuessè", perchè si sono affidati al loro presidente - incapace - senza distinzioni politiche. "Stringiamoci attorno a Bush, abbiate fiducia in lui" diceva Clinton. E Bush ha agito, compiendo molti errori. Ma non è questo il momento di ricordare questi errori. Ora, e lo sa bene anche Obama, ci si ritrova nella medesima situazione: bisogna reagire con forza, con coraggio, alle minacce. E non bastano più solo le promesse, solo le parole. Chissà che sia la volta buona, chissà che Obama l'abbia capito. (E chissà che l'Europa lo capisca in fretta, non c'è più tempo).

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