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  • Immagine del redattoreLuca Nucera

Nel mondo vince chi costruisce


È di ieri la tremenda notizia dell'uccisione di un giornalista americano, James Foley, rapito in Siria. I terroristi dell'ISIS ci hanno ripreso gusto, dimostrando ancora una volta quanto di peggiore l'uomo sia capace. Ovviamente non ci fanno mancare nulla: prima dell'esecuzione hanno lanciato un messaggio video in cui un terrorista dal volto coperto attacca gli Stati Uniti d'America e minacca di uccidere un altro giornalista sequestrato, Steven Joel. (Terrorista che, tra l'altro, pare abbia uno spiccato accento londinese).


"Il mondo è inorridito" ha detto Obama. Gli Stati Uniti continueranno a contrastare il terrorismo, assicura, affermando anche che "Lo Stato Islamico è un cancro da estirpare, non rappresenta nessuna religione, i suoi appartenenti sono persone che hanno ideologie corrotte, non degne del genere umano. Falliranno, perché nel mondo vince chi costruisce, non chi distrugge. Gli Stati Uniti continueranno a difendere il proprio popolo in nome della giustizia e a combattere i jihadisti". Con tutto rispetto, Presidente, questo è il minimo. Com'è il minimo che in tutto il mondo si siano alzate voci di condanna contro questo gesto: Cameron lo definisce "scioccante"; in Austria sono state arrestate nove persone accusate di volersi unire alla lotta dell'ISIS; il Ministro Mogherini conferma l'allerta terrorismo in tutta l'Italia, soprattutto dopo la trascrizione di una telefonata avvenuta tra un giornalista e un membro dell'ISIS che afferma che "Gli occidentali sono idioti, sciocchi. Credono che noi aspettiamo che ci diano i visti per entrare e arrivare da loro. O che saranno attaccati da uomini con le barbe o vestiti alla maniera islamica. Credono di poterci notare. Ma non sanno che ci hanno infiltrato con coloro che fanno finta di essere dei musulmani. E noi siamo entrati così. Siamo già tra loro". Hollande chiede a gran voce un vertice per decidere come agire, definendo tale situazione "la più grave dal 2001". La Germania, fin'ora restia dal fornire armi ai curdi, si è finalmente resa disponibile a partecipare ad un'azione simile; ma l'azione tedesca non si limita a questo: per la prima volta accusa il Qatar di fornire armi ai terroristi dell'ISIS. L'ONU, tramite il Segretario generale Ban Ki-Moon, condanna l'esecuzione di Foley. L'agenzia missionaria Asianews diffonde oggi la notizia di una serie di attentati sventati dalla polizia della Malaysia già nei mesi scorsi.


La linea che l'Occidente pare voglia seguire prevede l'invio di armi leggere ai peshmerga, i guerriglieri di uno stato che non esiste: il Kurdistan. Il significato sta indicare un sacrificio totale alla causa nazionalista. Il territorio che reclamano come indipendente viene spesso identificato con il nord dell'Iraq, mentre si tratta di una zona molto più ampia che include territori iracheni, turchi, siriani, armeni ed iraniani. L'esercito peshmerga, regolarmente suddiviso in battaglioni, comprende un'intera sezione femminile, composta da oltre 500 donne pronte al sacrificio per la propria patria. Tale reggimento pare sia in prima linea nelle città di Kirkuk, Daquq. Già alleati degli americani contro il regime di Saddam nel 2003, combatterono contro un gruppo anti americano. Forse anche per questo l'Europa e l'Occidente in generale vogliono fidarsi inviando armi: esattamente come fecero in Afghanistan con i talebani in funzione antirussa. Ed è proprio questo il punto che non mi convince.


Non vorrei che, tra la paura e l'intenzione di riavviare l'economia con la vendita di armi, si armassero miliziani pronti, poi, a rivolgere quelle armi contro di noi. Certo, i peshmerga si sono fin'ora dimostrati buoni alleati - o almeno questo pare di capire da alcune ricerche. Anche i talebani lo erano, fino a quando hanno pensato bene di proteggere Bin Laden. E visto che abbiamo fornito loro armi con nonchalance, per poi doverci difendere da quelle stesse armi, non vorrei che capitasse di nuovo. Insomma, che anche i peshmerga ci prendano la mano. D'altra parte, però, non possiamo permetterci lo spiegamento dell'esercito in Iraq per contrastare, corpo a corpo, i terroristi. Anche perchè nel passato recente i fatti hanno dimostrato che questa risposta non funziona. Anche se magari oggi si eviterebbero alcuni errori fatali avvenuti in Iraq nel 2003. (Leggi "Quarta fase").


Se conoscessi la strada per sconfiggere il terrorismo islamico, di sicuro sarei già Primo Ministro e magari mi avrebbero pure premiato con il Nobel per la Pace (ah, onore a chi non lo riceve. Povero Nobel, povera Pace). Però qualche dubbio mi resta quando sento come si pensa di agire. È meglio di niente, vero. Per ora ringraziamo i peshmerga. Poi si vedrà. L'importante ora è agire e rispondere con forza a questi terroristi. Per James Foley.


Un'ultima nota, un commento all'articolo del pentastellato Di Battista: con le sue parole, pur affermando di non approvare ma affermando di "cercare di capire", sostenendo che il terrorismo si sconfigge "elevando il terrorista ad interlocutore", non sta facendo altro che giustificare, approvare e legittimare non solo l'ISIS ma il terrorismo in generale. Il terrorista non ha il diritto di essere elevato ad interlocutore. Il terrorista può anche avere delle valide ragioni, ma diventano insignificanti di fronte alle violenze. Ci pensi bene, Di Battista, prima di scrivere cose simili. Il terrorismo non è l'unica arma rimasta a chi si ribella: è l'unica arma rimasta a chi non conosce altre strade se non quelle del fascismo.

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